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torna indietroDal libro "IL MANAGEMENT ODONTOIATRICO"
Il management odontoiatrico si può definire come il complesso di norme
tendenti a porre il dentista nelle migliori condizioni per affermarsi
con successo nell’esercizio della sua professione. E’inoltre definibile
anche come l’arte di razionalizzare il lavoro nel senso di dare il
massimo di assistenza ad un numero maggiore possibile di pazienti con
il minimo sforzo ed ottenendo il maggiore profitto.
Il management odontoiatrico insegna al dentista come egli debba comportarsi con il paziente perché questo gli resti fedele, distribuire il proprio tempo, come debba equilibrare la propria salute, amministrare le proprie finanze e infine gli suggerisce un insieme di nozioni atte a rendere più facile e gradevole l’esercizio professionale. Acquisire questa serie di insegnamenti equivale in pratica ad assumere un supervisore ideale che vegli sul paziente e sul dentista stesso.
Sono conscio delle perplessità che queste parole potrebbero generare in un professionista con vari anni di pratica, ma è necessario cominciare a ragionare in tal senso e capire che l’esercizio della professione non è soltanto scienza e conoscenza, ma ci sono anche, purtroppo, la capacità di fronteggiare tanti altri fattori che influiscono sul successo.
Ne è esempio la routine, un problema che spesso insidia la nostra professione
Il dentista abitudinario possiede la forza e non ne fa uso.
La routine è una nemica sempre pronta a tendere insidia all’uomo.
Quando lo coglie lo uccide spiritualmente.
Un uomo che cade nei suoi artigli, è finito fisicamente e moralmente.
Essa lo renderà miope per tutta la vita.
La routine è la ripetizione sistematica delle azioni fino alla meccanizzazione convertendo tutto in azioni riflesse che si susseguono per abitudine. E’ la routine che induce l’uomo a ripetere tutto ciò che comincia a fare per la prima volta senza che la conseguente miopia gli faccia intravedere alcunché di meglio o anche solo di diverso. Come la droga, la routine lo avvelena; Egli non riesce più a prescindere dal fatto acquisito, ed essa lo induce in uno stato di intorpidimento senza che egli se ne renda conto. La professione di odontoiatra comporta molti atti che per il carattere stesso della professione si compiono in maniera ripetuta sempre uguali. Basta un istante di lucidità per sentire di essere nella professione una persona diversa.
Ci si rende conto che , in queste condizioni, si produce solo per vivere e non si vive più per produrre.
E’ ora di abbassare la pressione della tua sala d’aspetto al fine di non giungere alla fine della giornata lavorativa vinto dalla fatica e quindi sfinito.
Dite a voi stessi che la vostra vita è come una clessidra la cui parte superiore è piena di migliaia di granuli di sabbia che lentamente passano attraverso il collo stretto; ne io e ne voi stessi potremmo far si che quei granuli passino più rapidamente, se non guastando la clessidra.
Quando iniziamo la giornata sappiamo di dover fare centinaia di cose. Se però le prendessimo una ad una e le facessimo scorrere ordinatamente e con il giusto ritmo nell’arco della giornata, analogamente ai granuli di sabbia attraverso il collo della clessidra, non guasteremmo quel delicato congegno che è il nostro organismo.
L’uomo ha la tendenza di preoccuparsi troppo del passato e del futuro, questa preoccupazione produce una tensione che egli deve eliminare, se non vuole che essa pesi sul suo presente, e quindi nella sua giornata lavorativa. Quel che conta non è tanto il vedere ciò che sta vagamente in lontananza, ma quel che abbiamo ben chiaro in vista e a portata di mano. Più della metà degli uomini d’affari sotto quarant’ anni soffre in media di uno dei tre acciacchi peculiari di una vita di tensione, mal di cuore, ulcera, alta pressione. Tenete conto che alla tensione, del giorno si somma quella notturna derivata dalle emozioni, le sensazioni connesse alle ore che si trascorrono in casa, quindi:
non lavorate di più, lavorate meglio.
Pietro Floris
Il management odontoiatrico insegna al dentista come egli debba comportarsi con il paziente perché questo gli resti fedele, distribuire il proprio tempo, come debba equilibrare la propria salute, amministrare le proprie finanze e infine gli suggerisce un insieme di nozioni atte a rendere più facile e gradevole l’esercizio professionale. Acquisire questa serie di insegnamenti equivale in pratica ad assumere un supervisore ideale che vegli sul paziente e sul dentista stesso.
Sono conscio delle perplessità che queste parole potrebbero generare in un professionista con vari anni di pratica, ma è necessario cominciare a ragionare in tal senso e capire che l’esercizio della professione non è soltanto scienza e conoscenza, ma ci sono anche, purtroppo, la capacità di fronteggiare tanti altri fattori che influiscono sul successo.
Ne è esempio la routine, un problema che spesso insidia la nostra professione
Il dentista abitudinario possiede la forza e non ne fa uso.
La routine è una nemica sempre pronta a tendere insidia all’uomo.
Quando lo coglie lo uccide spiritualmente.
Un uomo che cade nei suoi artigli, è finito fisicamente e moralmente.
Essa lo renderà miope per tutta la vita.
La routine è la ripetizione sistematica delle azioni fino alla meccanizzazione convertendo tutto in azioni riflesse che si susseguono per abitudine. E’ la routine che induce l’uomo a ripetere tutto ciò che comincia a fare per la prima volta senza che la conseguente miopia gli faccia intravedere alcunché di meglio o anche solo di diverso. Come la droga, la routine lo avvelena; Egli non riesce più a prescindere dal fatto acquisito, ed essa lo induce in uno stato di intorpidimento senza che egli se ne renda conto. La professione di odontoiatra comporta molti atti che per il carattere stesso della professione si compiono in maniera ripetuta sempre uguali. Basta un istante di lucidità per sentire di essere nella professione una persona diversa.
Ci si rende conto che , in queste condizioni, si produce solo per vivere e non si vive più per produrre.
E’ ora di abbassare la pressione della tua sala d’aspetto al fine di non giungere alla fine della giornata lavorativa vinto dalla fatica e quindi sfinito.
Dite a voi stessi che la vostra vita è come una clessidra la cui parte superiore è piena di migliaia di granuli di sabbia che lentamente passano attraverso il collo stretto; ne io e ne voi stessi potremmo far si che quei granuli passino più rapidamente, se non guastando la clessidra.
Quando iniziamo la giornata sappiamo di dover fare centinaia di cose. Se però le prendessimo una ad una e le facessimo scorrere ordinatamente e con il giusto ritmo nell’arco della giornata, analogamente ai granuli di sabbia attraverso il collo della clessidra, non guasteremmo quel delicato congegno che è il nostro organismo.
L’uomo ha la tendenza di preoccuparsi troppo del passato e del futuro, questa preoccupazione produce una tensione che egli deve eliminare, se non vuole che essa pesi sul suo presente, e quindi nella sua giornata lavorativa. Quel che conta non è tanto il vedere ciò che sta vagamente in lontananza, ma quel che abbiamo ben chiaro in vista e a portata di mano. Più della metà degli uomini d’affari sotto quarant’ anni soffre in media di uno dei tre acciacchi peculiari di una vita di tensione, mal di cuore, ulcera, alta pressione. Tenete conto che alla tensione, del giorno si somma quella notturna derivata dalle emozioni, le sensazioni connesse alle ore che si trascorrono in casa, quindi:
non lavorate di più, lavorate meglio.
Pietro Floris